Impressionismo e Fotografia
Paul Gauguin – Mary Cassatt – John Constable – Scuola di Barbizon – Jean-Baptiste Camille Corot – Hokusai – Édouard Manet – Claude Monet – Edgar Degas – Alfred Sisley – Pierre-Auguste Renoir – Paul Cézanne – Camille Pissarro – Gustave Caillebotte – Felix Bracquemond – Jean-Baptiste Guillaumin – Macchiaioli – Eliseu Visconti – Simbolismo – Vincent Van Gogh – Berthe Morisot – Isaac Israels – Vittorio Monese – Giuseppe De Nittis – Federico Faruffini – Pasquale Massacra – Tranquillo Cremona – Emilio Giuseppe Dossena – Francesco Netti
Note storiche:
L’Impressionismo è un movimento artistico nato in Francia, a Parigi, nella seconda metà dell’Ottocento, precisamente tra il 1860 e il 1870 e durato fino ai primi anni del Novecento.
Fondamentali per la nascita dell’Impressionismo furono le esperienze del Romanticismo e del Realismo, che avevano rotto con la tradizione, introducendo importanti novità:
- la negazione dell’importanza del soggetto, che portava sullo stesso piano il genere storico, quello religioso e quello profano;
- la riscoperta della pittura di paesaggio; il mito dell’artista ribelle alle convenzioni; l’interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno;
- la prevalenza della soggettività dell’artista, delle sue emozioni che non vanno nascoste o camuffate, con rapidi colpi di spatola, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari, che divenne il punto di partenza per le ricerche successive degli impressionisti.
Infine, importanti novità vennero dalle scoperte della scienza, come la macchina fotografica e le Leggi sull’accostamento dei colori di Eugène Chevreul: queste furono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggeriva di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma “vive” e in movimento.
La fotografia per gli artisti impressionisti rappresentava un ulteriore mezzo per creare il proprio dipinto: gli artisti usavano la fotografia di un paesaggio per ricalcarne a mano i contorni e dargli una struttura di base; per poi sbizzarrire la loro creatività nella modifica di un paesaggio di cui aveva già una base più precisa e più vicina alla realtà.
Caratteristiche della pittura impressionista erano i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, che avrebbero fissato sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura. Il colore stesso era usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l’azzurro, il nero viene quasi escluso, preferendo le sfumature del blu più scuro o del marrone. Fondamentale era dipingere en plein air, ovvero al di fuori delle pareti di uno studio, a contatto con il mondo.
Alcuni significativi quadri di rilevanti personalità della pittura impressionista.
Studiare i grandi maestri della pittura
per migliorare la fotografia (di John Sevigny)
La Fotografia esiste dal 1820, quindi ha una storia di meno di 200 anni. L’arte bidimensionale, invece, per quanto ne sappiamo, è un’espressione umana da oltre 20.000 anni, cioè da quando vennero realizzati i primi dipinti di animali, sulle pareti delle grotte di Lascaux, in Francia.
La fotografia, quindi, essendo la più giovane fra le arti visive, non può fare a meno di rifarsi ai millenni precedenti di creatività delle immagini. Le migliaia di anni di sviluppo, di pensiero, di ricerca e di duro lavoro che hanno segnato la storia dell’arte ci possono fornire, infatti, potenti fonti di ispirazione fotografica.
Ecco alcune delle lezioni che i dipinti dei grandi maestri possono insegnare alla fotografia.
Impressionismo: qualità della luce
La maggior parte dei fotografi è consapevole degli insegnamenti dell’impressionismo, in primo luogo perché è un movimento che lavorava con la luce naturale e le sue caratteristiche mutevoli. Claude Monet e Georges Seurat erano più interessati al modo in cui le cose venivano viste, piuttosto che creare descrizioni realistiche dei loro soggetti.
Questo movimento crebbe di pari passo con la fotografia. Dal 1860 circa in poi c’è stato un interscambio continuo, tra fotografia ed impressionismo, in quanto entrambi cercavano di definirsi uno in relazione all’altro.
Almeno un pittore, Edgar Degas, fu anche fotografo e coloro che studiano le sue composizioni riconoscono immediatamente che il suo insolito uso del taglio era intrinsecamente fotografico. In realtà, rispecchia ciò che la maggior parte di noi oggi realizza con Photoshop ed altri software di imaging.
Più che altro, l’impressionismo ci ricorda che la luce è la fonte primaria di un’immagine, dipinta o fotografata, e che la qualità della luce, che è stata l’oggetto di maggior interesse per gli impressionisti, può esaltare o distruggere una foto.
Chiaroscuro: Utilizzo di contrasto
Il termine “chiaroscuro” è usato per descrivere i dipinti ad olio drammaticamente illuminati, con forti contrasti, che caratterizzarono la pittura del XVI secolo. Quando un fotografo oggi esegue un ritratto che illumina un solo lato del viso, lasciando svanire l’altro nel buio, magari inconsapevolmente, sta utilizzando lo stesso strumento di Ugo da Carpi, Giovanni Baglione e, soprattutto, Caravaggio.
Il chiaroscuro è una potente tecnica dell’arte rinascimentale, usata ancora oggi da innumerevoli fotografi. Ma risulta piuttosto complicata, come sa bene chiunque abbia lavorato in studio usando una singola fonte, molto diretta, di luce. Studiare la pittura manierista e barocca è un modo per contribuire a padroneggiare questa tecnica.
I Maestri della Composizione
Il primi e migliori maestri di composizione erano i pittori e i disegnatori. La maggior parte dei fotografi è consapevole dei principi di base della composizione: le linee, la regola dei terzi, la forma, la proporzione e l’equilibrio. Ma i maestri della pittura rimangono insuperati nell’utilizzo combinato di questi elementi, per catturare e focalizzare l’attenzione.
Peter Paul Rubens, pittore fiammingo che lavorò nel XVI e XVII secolo, portò la complessità compositiva all’estremo. Joan Mirò, pittore spagnolo del XX secolo, ha utilizzato gli stessi principi, ma li ha applicati con parsimonia.
Alcuni dei più grandi fotografi, come Henri Cartier-Bresson e Miguel Rio Branco, hanno lavorato prima con i pennelli per poi passare alle macchine fotografiche.
Entrambi sono maestri di composizione formale, proprio perché hanno passato lunghe ore a studiarla.
Una profonda familiarità con la composizione in pittura può essere applicata alla fotografia per creare vere opere d’arte, piuttosto che semplici istantanee.
Espressionismo Astratto: andare oltre
L’espressionismo astratto, caratterizzato dai dipinti a “sgocciolatura” (dripping) dell’amato-odiato artista americano Jackson Pollock, rappresentava qualcosa di più profondo delle semplici macchie di colore. L’idea di coprire una superficie di segni, usando immagini non-figurative, è stata una delle più importanti rivoluzioni artistiche del XX secolo.
L’idea è che ci sia qualcosa di più profondo, qualcosa che scaturisce dal subconscio, che può essere catturato ed espresso dall’arte.
Questo è un terreno fertile per i fotografi artistici e tutti coloro che sono interessati a spingere i loro orizzonti fotografici verso nuove direzioni.
Ricordiamo che l’arte bidimensionale è antichissima, ha una lunga storia di studi, esperimenti ed innovazioni. I fotografi, quindi, non dovrebbero ignorare questa parte del patrimonio visivo comune, ma piuttosto, abbracciarla, costruire su di essa, e applicarla al proprio lavoro.
La pittura non è la fotografia, ma ci può dare lezioni fondamentali che possono aiutarci a fare meglio il nostro lavoro di fotografi.